La vittoria è promessa agli imbecilli?
La vittoria è promessa agli imbecilli?
Sapete che cos’è un imbecille. È colui che non sa contare fino a 1. Ce ne sono per forza tanti visto che basta occupare il campo dell’Altro per essere inglobati da un sistema che, al pari dei numeri reali, è compreso fra lo 0 e l’1 senza arrivare mai a raggiungere il limite e, di conseguenza, ci costringe a restare ignari di che cosa sia l’1. Il che permette di invocare con urla ed eroici colpi al petto l’1 altro, quello che finalmente fonderebbe la società dei fratelli. Tale dispositivo mentale esiste da sempre e non ha mai smesso di fallire, il che non gli impedisce di continuare ad essere operante. Giacché amiamo la drammaturgia della rivolta, che sarebbe definitivamente comica se non spargesse sangue o non inviasse nei gulag e provocasse lo sfaldamento dei valori. La contestazione è sempre sorella dell’affermazione e non basta che quest’ultima sia idiota perché la contestazione lo sia di meno. Anzi, facilmente si atteggia, poiché è contestatrice, non vale nulla, nulla di più delle bocche aperte per farla risuonare.
Per fortuna gli psicanalisti sono al riparo da questi fraintendimenti e non farebbero mai proprio questo scenario grottesco, a meno che non siano – evidentemente – alla periferia di Freud o di Lacan. È vero, rimane la tentazione di farsi riconoscere come l’1 contestatore, laddove essere allievi, è più complicato: occorre lavorare invece che mandare e-mails. Oppure bisogna andar a cercare la sbobba altrove.
Allora saranno gli speditori di mail (mailers) a vincere? (Giacché, per nostro malore[1], succede che i migliori siano discreti.) È ben vero che gli speditori non sono come me – il fondatore, a quanto pare – spinti a muoversi in fondo al letamaio.
E quando, sozzo, ne riemergo, mi devo sentir dire: “Non vogliamo il pensiero unico!” da quello stesso che si vuole unico, perché non sa che cosa almeno-uno significhi.
Ch. Melman
03.04.2019
[1] Il francese malheur (“disgrazia”) assona con maileurs “speditori di mail”.
Traduction en italien par Janja Jerkov