Auto
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In quel di Yvelines, dove mi è capitato di passare alcuni week-end, si era aperto un Alimentari la cui specialità erano i prodotti provenienti da una zona il cui raggio era rigorosamente entro i 50 km. Si poteva dunque mangiare e defecare tra consimili. L’estraneo era mantenuto fuori frontiera e un forte sentimento comunitario doveva radunare i nuovi cittadini. Oh, Parigi la cosmopolita! Parigini teste di cagnolini, pariginelli teste di vitelli.[1] La strada nazionale che portava alla capitale era bloccata alle rotatorie e per entrare bisognava mettersi un gilet giallo, a testimonianza della propria sottomissione alle nuove norme. Tutti erano uguali: uomini, donne, cani e maiali (siamo contro la divisione delle specie) e si picniccava allegramente ognuno con la stessa faccia e la stessa fetta vegana.
Il capo ci ricordava che siamo autonomi e abbiamo il diritto di pensarla come ci pare. Come mi pare? Non mi ricordo più. Ah, sì, come gli altri – ovvio -, ora che siamo indipendenti. Quello che ci mancava era una bandiera, quando qualcuno ha suggerito che poteva essere bianca, vergine, senza niente, la libertà, insomma! Ma un altro ha ricordato che quella bandiera lì è quella con cui ci si arrende e che se altri avessero fatto la stessa scelta, non saremmo più stati autonomi. Il capo allora ha trovato la parola di cui c’era bisogno: faremo una commissione, ha detto, per studiare la faccenda. Grande o piccola, non l’ha precisato.
Ch. Melman,
20 marzo 2019-03-25
P.S. La storia della pizzicheria è ovviamente autentica, il resto solamente reale.
[1] Espressione fraseologica in rima che allude in modo canzonatorio al tratto scontroso e respingente degli abitanti della capitale, così come essi sono visti dalla provincia.
Traduction en Italien par Janja Jerkov