Fanno ancora parlare di sé
Fanno ancora parlare di sé
Alla televisione, il brillante filosofo mediatico,[1] quegli che parla a raffica come un kalashnikov, afferma che occorre reagire all’antisemitismo non con la morale, ma individuandone le cause. Per contribuire alla sua ricerca mi permetta di proporgliene altre due.
La prima, e per me la più impressionante, è che non ci sono cause. La tradizione, infatti, vuole che in ogni famiglia numerosa un figlio venga sacrificato. In quella che si è moltiplicata con il monoteismo, è inscritto che ve ne sarà uno e, perché no?, il primogenito, il preferito, proprio colui che ha voluto sostituire un sacrificio simbolico a quello umano, che d’ora in poi sarà rimandato al mittente. Questo primogenito era di troppo, impediva ogni prospettiva, impedendoci di stare fra noi.
Tanto più che, e ora la seconda causa, eccolo carico come un mulo di tutto quel che il decreto divino ci invita a rigettare, al pari di ciò che costituisce l’inconscio. Una volta all’Ecole freudienne c’era un meschino che aveva scoperto che l’inconscio parla yiddish! Non aveva capito che “ebreo” è un qualificativo per designare quanto vi è da rigettare in ciascuno di noi e, siccome non ci si riesce, l’antisemitismo sussiste anche se di ebrei – nome comune per designare gli appartenenti a un popolo – non ve ne è più. Fienkelkraut è così il testimone – membro del popolo testimone – che di nostalgia di ebrei ce n’è stata e che questi ultimi possono diventare accettabili.
Sfortuna oppure omaggio?
Ch. Melman
20 febbraio 2019
[1] Il riferimento è a Alain Fienkelkraut, filosofo e opinionista francese, frequentemente invitato nei dibattiti televisivi. Noto per la sua critica al pensiero debole , interviene prevalentemente su grandi temi legati all’ebraismo, alla la laicità e, più in generale, alla società civile e alla cultura contemporanea.
Traduction en Italien par Janja Jerkov